venerdì 15 luglio 2011

Amore malato, puo' esserlo?



Avere una persona da amare tutta la vita appare un'idea che molti desiderano mentre che altri ignorano. L'atto di amare aggiunge nella sua categoria anche una patologia, vediamo come.
Il termine “dipendenza affettiva” smorza e medicalizza qualcosa di misterioso e potente. Per le caratteristiche ossessive, incontrollabili, distruttive che il fenomeno presenta dovremmo forse chiamarlo compulsione passionale o amore-passione, come faccio io nel mio libro “Quando l’amore è una schiavitù”
Ma tant’è: il termine ormai esiste e se non usassimo i termini in voga non riusciremmo più ad intenderci.
Di dipendenza affettiva, dunque, si soffre fino a distruggersi, fino a morirne. D’amore si può morire. Ci sono persone — e non solo donne, ormai sempre più anche uomini (i quali in occasione di separazioni e divorzi possono avere crolli psichici e fisici catastrofici) —, che vivono la dedizione e la sofferenza d’amore fino al limite estremo: sopportano sacrifici, angherie, maltrattamenti, poi si ribellano, si disperano, odiano e aggrediscono fino a pentirsene un attimo dopo in drammatiche “ricadute”, tornando ad annullarsi per l’amato in un rituale di pentimento che li porta a struggersi, ossessionarsi, perseguitarsi e talvolta anche a “morirne”, non sempre in senso figurato. 
l’amore in quanto psicopatologia, l’amore che diviene malattia. Perché di fatto l’amore può essere il veicolo attraverso il quale si slatentizzano, si manifestano delle patologie soggettive, sia di natura narcisistica, caratterizzate da un egoistico ed egocentrico desiderio di sicurezza, di controllo e di possesso (confuso con l’amore); sia di natura masochistica, il cui centro focale è il sacrificio personale, che può giungere fino alla devastazione di sé; sia, infine, di natura sadica, allorché l’angoscia per la perdita della simbiosi di coppia (la paura dell’abbandono) trasforma il controllo ossessivo del partner in vendetta, punizione, talvolta in soppressione fisica del “traditore”. Proprio l’energia che l’amore mette in gioco — quella energia che nasce dalla creazione di un mondo a parte dove le persone si fondono nella loro restaurata positività — quell’energia si ritorce contro l’amante deluso o insaziabile o ambivalente, che per ottenere tutto forza se stesso a servire l’amato nella speranza di ottenerne i favori; o forza i limiti del partner e si illude che vi sia amore anche laddove in realtà vi è un’illusione più o meno condivisa.
E dunque, l’amore può essere una malattia?

mercoledì 6 luglio 2011

Il soggetto mancino

Se non abbiamo tra le nostre doti la “destrezza” è più facile cadere vittima di un “sinistro” e più difficile giocare un tiro “mancino”: la sinistra, d`altronde, è stata definita per tanto tempo la mano del diavolo. Pare proprio che proverbi e luoghi comuni si accaniscano contro chi si serve principalmente della sinistra.
In un mondo disegnato per i destrimani dice la sua anche la scienza. Una ricerca scozzese pubblicata dalla rivista Personality and Individual Differences afferma, infatti, che i mancini sarebbero più colpiti dall`ansia e più inibiti rispetto a chi usa la mano destra.
Analizzando i comportamenti di 46 mancini e 66 destrimani è emerso che i primi sono più inclini a sottoscrivere affermazioni del tipo “mi preoccupa commettere errori” o “le critiche e i rimproveri mi feriscono”. Secondo Lynn Wright, psicologa del comportamento e autrice, non a caso mancina, della ricerca, chi si serve della mano sinistra tende a vacillare, a mostrare insicurezza, a tenere troppo in considerazione il giudizio altrui.
Alla radice del mancinismo, probabilmente, c`è una “questione di emisferi”. Ogni metà del corpo infatti è governata dall`emisfero cerebrale opposto: nella grande maggioranza delle persone, l`emisfero sinistro, quello che sviluppa il pensiero logico-analitico, è dominante, e ciò determina la preferenza manuale destra. Al contrario, quando la dominanza appartiene all`emisfero destro, legato al pensiero intuitivo e alla creatività, si stabilisce la preferenza manuale sinistra. I mancini sono circa il 10% della popolazione mondiale e l`ereditarietà è ormai considerato comunemente un fattore determinante.
Correggere la naturale inclinazione a utilizzare un determinato lato del corpo nelle prime fasi dello sviluppo, errore molto comune nel passato, può causare gravi danni alla strutturazione dell`attività motoria e interferire con l`organizzazione psicologica complessiva, creando dei disturbi nella corretta lateralizzazione.
Se usare le forbici o la penna stilografica può essere molto difficile per chi predilige la mano sinistra, in alcuni sport, quali tennis, calcio o boxe, il mancinismo risulta un valore aggiunto. I testimonial eccellenti, inoltre, abbondano in tutti i settori: sono mancini calciatori del calibro di Maradona e Pelè, musicisti come Beethoven, Mozart, e Jimi Hendrix, figure storiche quali Giulio Cesare, Napoleone Bonaparte, pittori come Picasso e Raffaello. Arduo, a questo punto, considerarlo un handicap.



Foto del presidente Americano Obama -mancino

venerdì 1 luglio 2011

Erich Fromm -L'amore

"L’amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te.
L’amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo."


Dalla nascita alla morte, dal lunedì alla domenica, da mattina a sera, tutte le attività sono organizzate e prestabilite. Come potrebbe un uomo prigioniero nella ragnatela della routine ricordarsi che è un uomo, un individuo ben distinto, uno al quale è concessa un'unica occasione di vivere, con speranze e delusioni, dolori e timori, col desiderio di amare e il terrore della solitudine e del nulla? 

Chi ama davvero ama il mondo intero, non soltanto un individuo particolare.